Sagrestia

La sagrestia è uno degli spazi più suggestivi del complesso monumentale; era anche l’antico luogo di esposizione e conservazione della quadreria dei padri. L’ambiente è successivo al 1612 quando l’originaria sagrestia viene trasformata nella cappella dedicata a San Filippo Neri.
Frutto della sovrapposizione di più interventi avvenuti nel corso del Seicento, l’attuale aspetto è legato alle trasformazioni volute dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, futuro papa Benedetto XIII, devoto di San Filippo Neri. Infatti, durante l’incarico di arcivescovo di Benevento, egli sopravvisse al terremoto del 1688 perché protetto da un armadio contenente un’immagine del santo. Ritenendosi miracolato, volle restaurare a sue spese la sagrestia: infatti, il pavimento a commesso marmoreo conserva lo stemma del cardinale, riportato anche nelle decorazioni lignee degni armadi in noce, che ricoprono le pareti.

Nella volta un affresco che raffigura la Gloria di San Filippo, che l’antica guida seicentesca di Carlo Celano attribuisce a Luca Giordano, è probabile opera di Giovan Battista Beinaschi, già autore dei pennacchi della chiesa; le quadrature, aggiunte nel corso del Settecento, sono state eseguite da Nicola Maria Rossi.

Volta della Sagrestia dei Girolamini

Altare della sagrestia dei GirolaminiSull’arco che introduce allo spazio antistante l’altare, in un ovale, è collocato un dipinto raffigurante la Vergine Addolorata, attribuito, nelle antiche guide, a Francesco Solimena, mentre più probabilmente è opera di Paolo de Matteis.

 L’altare è della metà del Settecento, realizzato dal marmoraro Carlo Tucci e conserva una copia antica del dipinto di Guido Reni, raffigurante l’Incontro tra Cristo e San Giovanni Battista. Il committente del dipinto originale, conservato in Quadreria, fu Domenico Lercaro, facoltoso commerciante di tessuti leccese, divenuto poi fratello laico della congregazione dei padri oratoriani, a cui donò la sua ricca collezione di dipinti.

Le porte, con i simboli della congregazione, i gigli e la stella ad otto punte, sono settecentesche. Gli affreschi dei pennacchi e della piccola cupola, datati al 1750 e firmati, sono opera di Leonardo Olivieri, pittore seguace del Solimena.
Nella sagrestia si conserva anche un busto di legno e cartapesta argentata del 1905, raffigurante San Filippo Neri, realizzato da Giovanni Avallone.