Le pietre dell’Isola del Giglio
Illustrissimo e Reverendissimo Signor mio Colendissimo,
maggior piacere non mi poteva fare V.S. Illustrissima che porgermi occasione di mostrare il desiderio mio, che le pietre dell’Isola del Giglio, che già servirono alli gentili Romani per le fabbriche dedicate ad Idoli , & hoggi applicate alla ristauratione del Duomo di Pisa, habbiano a servire ad altre Chiese dedicate al vero culto di Dio; Però con molto buona volontà hò concessa la licenza domandata per la Chiesa delli suoi Padri dell’Oratorio di Napoli , & ogni altra commodità, che da quell’Isola, e da me havere si possa per opera si santa, e prontamente anco in ogni altro particolare servitio di V.S. Illustrissima alla quale con questo fine bacio le mani , e prego dal Signore Dio ogni maggior prosperità.
Di Pisa alli 7.di Marzo 1599. Affettionatissimo servidore.
Così il Granduca di Toscana rivolto a monsignor Francesco Maria Tarugi, mentre si accinge a spedire a Napoli le dodici monumentali colonne di granito che sostengono la gran mole del corpo della Chiesa. Lo riferisce Giovanni Marciano nelle imprescindibili Memorie historiche della congregazione dell’Oratorio (vol. II, 1693, p. 32).
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